NOSFERATU di Robert Eggers (2025)
La connessione tra una giovane ragazza e un vampiro porterà le tenebre e l’oscurità in tutta la Germania.
Connessioni carnali (non) oltre gli oceani del tempo. Il male che dilaga fuori e dentro di noi pur di appagare il corpo, perchè l’anima (e la mente) è persa per sempre. Dopo streghe, fari e vichinghi, Eggers ci parla di vampiri (o meglio DEL vampiro). Progetto suicida a metà strada tra l’omaggio e la reinterpretazione. Eggers mette in scena tutta la sua bravura dietro la macchina da presa e ci mostra l’oscurità, le tenebre e l’orrore. Niente amore, niente romanticismo. Qui la carne puzza di putrefazione e i corpi si uniscono (e si dimenano) con violenza. Lily-Rose Depp, brava con smorfie alla esorcista, regge benissimo il film. Bill Skarsgård, Nosferatu marcio, baffone e arrapato, funziona più nella penombra. Tutto il resto del cast è ok (applauso a Nicholas Hoult e a quello che ha fatto Kraven). Qualche lungaggine di troppo e qualche esagerazione di troppo (il tema della possessione, anche meno dai), ma c’è tutta la classe (e l’intelligenza) di un autore che sa quello che fa. Nel bene e nel Male (rigorosamente con la M maiuscola). Avercene.