Alien: Romulus

ALIEN: ROMULUS di Fede Alvarez (2024)

Un gruppo di ragazzi operai bloccati su un pianeta senza sole e l’occasione giusta (ma sbagliata) per andarsene.

La classe operaia va nello spazio (a morire). La vita su un pianeta senza Sole è uno schifo. Si lavora, si lavora e si prova a non morire. L’unica speranza è cambiare pianeta. Un gruppo di ragazzi in cerca di una nuova vita, ma forse rimpiangeranno quella vecchia. Fede Alvarez, dopo i demoni raiminiani, ci prova con gli alieni gigeriani. Tutto torna alle origini: atmosfere, scenografie, pupazzi. In parte il gioco funziona a dovere, in parte no. Fan service eccessivo? Qualche buco di sceneggiatura qua e là? Terzo atto un po’ azzardato? Si, ma Alvarez se ne frega e decide di divertirsi con un B-movie secco e con poche pippe. Cailee Spaeny, novella Ripley, fa il suo dovere. Tutto il resto del cast, sacrificabile (ad eccezione dell’androide Andy). Tanti facehugger salterini, tanti rimandi sessuali gigeriani, una scena che strizza l’occhio a Cronenberg e tantissimi (troppi) rimandi agli altri film della saga. Niente di memorabile o innovativo, ma la giostra diverte finché dura.