MONKEY MAN di Dev Patel (2024)
India. Un ragazzo che combatte in un fight club clandestino, riesce a infiltrarsi nell’alta società della città per vendicarsi del suo passato.
Scimmie, sangue e curry. L’India corrotta, povera, ricca, mistica e senza un futuro. Ma c’è una speranza. Hanuman, uomo-scimmia arrabbiatissimo, protettore della giustizia. Che le dà di santa ragione, ma le prende anche. Dev Patel gioca in casa e debutta dietro la macchina da presa con un revenge movie brutale e frastornante (produce Jordan Peele). Funziona in parte. Bene la Mumbai schizofrenica divisa tra poverissimi e ricchissimi, meno quando dovrebbe esplodere in tutta la sua carica action (e diciamo la verità, è tutto piuttosto prevedibile e scontato). Tra i film con Jean-Claude Van Damme, quelli di Bollywood e The Millionaire. Patel firma un film sicuramente sincero e fa tutto il possibile per farci godere lo spettacolo, ma i suoi muscoli sono ancora troppo acerbi per colpirci in faccia con un gancio come avremmo voluto. E l’orgia action dei due The Raid rimane ancora inarrivabile.