WARMEN
6 Aprile 1917. Due soldati ricevono l’ordine di consegnare un importante messaggio che impedirà il massacro di migliaia altri soldati. Dovranno affrontare un viaggio impossibile attraverso le linee nemiche. 1917 è un filmone. Ok, l’abbiamo detto. Era giusto dirlo, perché è la verità. Sam Mendes, finita l’esperienza “James Bond”, ci porta nelle trincee della Grande Guerra e lo fa alzando ulteriormente il livello tecnico cinematografico. Si, perché 1917 è tecnicamente monumentale. Mendes imposta il film come un unico (finto) PIANO sequenza (alla “Birdman” per intenderci), portandoci nel cuore dell’azione e della storia, raccontando le vicende di due soldati costretti ad una missione impossibile attraverso le linee nemiche. Grazie alla fotografia immensa di Roger Deakins (senza dimenticare la colonna sonora di Thomas Newman), 1917 ci fa vivere un viaggio attraverso trincee, bunker, campi sterminati, città devastate, cadaveri. Un viaggio di due soldati (bravissimi i semi-sconosciuti George Mackay e Dean-Charles Chapman) che attraversano l’inferno e che lottano non solo per la loro vita, ma per la vita di tutti. 1917 è questo. Un’opera enorme, ipnotica, intensa, snervante, monumentale. Da Oscar.
trash
“assente”
cult
“la monumentale regia di Sam Mendes e la monumentale fotografia di Roger Deakins”